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Immagine del redattoreSabrysan

"NEL DOJO COME NELLA VITA"

Aggiornamento: 12 nov 2023

Dojo nomino karate to omouna.

Niju Kun di Gichin Funakoshi, precetto 8 ("Il karate non si vive solo nel Dojo")

Qualche giorno fa ho inoltrato il Regolamento Interno nei gruppi della nostra associazione, ma alcune “abitudini” che ho osservato mi fanno pensare che è bene spendere qualche parola in più per diffondere il nostro modo di essere iscritti Sakura.


1. KARATE COME STILE DI VITA: agli iscritti Sakura è richiesto di osservare un comportamento ispirato ai principi del karate-dō, durante la lezione così come nella vita di tutti i giorni; non si tratta di un suggerimento, ma di una condizione essenziale per essere iscritti alla nostra associazione.

2. Il cammino del karateka è fatto, principalmente, di costanza e di attenzione. Gli obiettivi e gli appuntamenti a cui andiamo incontro richiedono di essere preparati in questo. Ogni passaggio di grado richiede l’attesa di mesi, e durante questi mesi bisogna essere presenti, e la somma di tutti i gradi acquisiti in palestra, se ci si è allenati in maniera costante e duratura porteranno, dopo anni (come minimo sei) ad affrontare l’emozionante momento di acquisire la cintura nera. Dopo la cintura nera si comprende che tante tappe ancora ci aspettano per crescere, e ci troveremo davanti alla difficoltà di capire quanto vogliamo dedicare di noi a questa passione. Non ci sono sconti alla presenza e all’impegno. Perché senza questi due elementi, la pratica del karate si limiterà ad essere una ginnastica vuota dell’intento principale e quindi insensata. Ecco perché, sin da cintura bianca, gli allievi sono chiamati a rispettare l’impegno, anche quando si presenta un motivo valido per assentarsi, si rispetta comunque l’impegno di avvisare della propria assenza (senza per forza indicarne i motivi). Peccare nel rispettare quest’impegno è vissuto come una mancanza di rispetto e di perdita di vista del proprio Dō (cammino marziale), un “piccolo” tradimento, che, se ripetuto, va considerato un campanello d’allarme rispetto alla propria capacità/volontà di essere un karateka Sakura.

Ogni Dojo ha le sue finalità. Per Sakura l’obiettivo è quello di crescere persone sane, forti e gentili. Persone che sappiano portare avanti un impegno, che possano diventare adulti affidabili e credibili, persone determinate nel raggiungere un obiettivo, ma allo stesso tempo umili nell’accettazione dei propri limiti e, soprattutto, rispettosi dei più deboli così come dei più forti, persone che non indugino in invidia, negligenza, vittimismo, elementi portatori di energia negativa che allontanano dall’obiettivo principale, che si riassume in un concetto fondamentale: CRESCITA SANA.

3. Non è possibile prendere parte alle lezioni in assenza di un certificato medico sportivo valido. Tutti gli iscritti sono pregati di prendere nota della scadenza del proprio certificato e organizzarsi con un promemoria in modo da prenotare la visita molto in anticipo. Spesso nel periodo di scadenza gli studi medici sono affollati ed è necessario pensarci anche mesi prima. La capacità di organizzarsi, per non trovarsi più volte con lo stesso problema è prerogativa del karateka. Tutta questa attenzione, e rispetto del contesto, vanno utilizzate per seguire le varie istruzioni che riguardano i molteplici aspetti di un’associazione: le indicazioni per accedere alla palestra, le informazioni amministrative, i dettagli dei singoli eventi, l’acquisto di accessori utili alla pratica. Tutto andrà gestito guardandosi intorno, osservando come funziona nel gruppo, sempre utilizzando gli strumenti di attenzione, rispetto, puntualità, precisione, umiltà, collaborazione, gentilezza, affinché sia chiaro il principio che è alla base di ogni praticante Sakura: IL KARATE NEL DOJO COME NELLA VITA. In questo senso, anche i genitori/accompagnatori dei piccoli praticanti diventeranno col tempo, in qualche misura, dei “karateka”.

4. Questo sistema è molto semplice e coerente, perché ogni volta che si ha un dubbio su come affrontare una situazione nella propria vita, ciò che bisogna fare è chiedersi: “cosa farei se incontrassi lo stesso tipo di difficoltà mentre mi sto allenando?”.

Il karate, se così vissuto, ha tutte le risposte, e non ha paura di darle, ma non sempre queste risposte possono apparire chiare da tutte le prospettive o dai diversi gradi di vicinanza. Quindi, credendo fortemente nelle comunicazioni dirette e aberrando in maniera viscerale le comunicazioni filtrate attraverso terzi, porgo la mia totale disponibilità ad accogliere i quesiti che potrete incontrare nella vostra via (Dō).


Maestra Sabrina


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